I CONTRATTI AI DISABILI VIOLAVANO LA LEGGE PROVINCIA DAL GIUDICE

image4SASSARI. Il caso dei nove lavoratori del progetto “lavora@bile” approda in un’aula di tribunale. A circa tre anni dall’avvio della vertenza promossa da nove ex dipendenti disabili del Centro servizi lavoro, giovedì A Palazzo Righi di viale Umberto, si apre il processo contro la Provincia. Responsabile, secondo il ricorso presentato dall’avvocato Elisabetta Udassi, legale dei lavoratori, di avere applicato un contratto nullo. Qualora il ricorso fosse accolto, il giudice potrebbe decidere di risarcire i lavoratori, che lamentano un danno biologico. Se avesse torto, l’amministrazione di piazza d’Italia, assistita dall’avvocato Marcello Bazzoni, rischia di pagare un conto salatissimo (circa otto milioni di euro), tenuto conto che l’eventuale risarcimento del danno sarebbe stabilito in base alle percentuali di disabilità che oscillano tra il 67 e il 100 per cento. Le valutazioni dell’avvocato Udassi sono state depositate il 13 dicembre all’ufficio del giudice del lavoro che dovrà ora accertarne la sussistenza. Stando ai rilievi mossi dal legale, che fanno seguito alla diffida notificata a Provincia e Regione nel maggio del 2011, il contratto a tempo determinato usato per assumerli sarebbe nullo all’origine perché incompatibile con la legge 68 del 99 che, in caso di assunzione di personale disabile, impone contratti a tempo pieno e indeterminato. In questi lunghi mesi, i lavoratori hanno seguito da vicino la delicata fase istruttoria e contribuito a raccogliere elementi che l’avvocato giovedì al giudice Elena Meloni. Prima del processo i lavoratori hanno voluto manifestare il loro stato d’animo: «Siamo sereni – dice Speranza Usai, 47 anni, per quasi due anni operatore di sportello al Csl – ma non nascondiamo la nostra tensione alla vigilia di un processo che speriamo possa restituirci la dignità di persone e lavoratori». «Al di là di come andrà a finire – prosegue Ermelinda Delogu, 49 anni, madre di tre figli – riponiamo tutta la nostra fiducia nel corso della giustizia con la speranza di riavere quella parola per tanto tempo negata». Un’odissea durata circa tre anni, conclusasi con la decisione «ponderata fino all’ultimo momento – tengono a precisare i lavoratori – di chiamare in causa l’amministrazione provinciale dopo tante richieste di riassunzione sempre cadute nel vuoto». La loro storia comincia tre anni fa, quando grazie a un finanziamento regionale riservato ai disabili, voluto dalla giunta di Renato Soru, erano stati inseriti in un programma di avviamento professionale previsto dalla legge 68 del 99. Età fra 30 e 50 anni, qualifica di operatori di computer, avevano cominciato nell’ufficio di via Bottego. Con una particolarità: sono tutti disabili, provati dalla sorte ma per niente rassegnati. Con un contratto part time, 15 ore la settimana per 550 euro al mese, offrivano un servizio prezioso aggiornando il sistema informativo dell’ente e allacciando relazioni con gli utenti. Nel tempo hanno acquisito professionalità e il rispetto di tutti. Ma alla scadenza del contratto è arrivata la doccia fredda. Le speranze si erano riaccese nel dicembre del 2010 dopo l’ordine del giorno, primo firmatario il consigliere Alba Canu, che ridava gambe al progetto. Il provvedimento, passato all’unanimità, non dava per scontata la proroga del contratto, ma prevedeva la pubblicazione di un bando. In tanti avevano tirato un sospiro di sollievo, poi niente. La decisione di ricorrere alle vie legali è sembrata un epilogo scontato per chiedere giustizia su una questione nella quale storie personali si intrecciano a motivazioni professionali. La parola al giudice.

Antonio Meloni

Fonte La  Nuova Sardegna  8 Maggio 2012

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